Il genitore perfetto non esiste, per fortuna. Winnicott non a caso ha parlato di “madre sufficientemente buona” e non di madre perfetta. Si può essere perfetti giusto il tempo di un reel (Lol!). Sarebbe auspicabile mantenere sempre la calma di fronte ad una crisi emotiva del nostro bambino? Certamente. È davvero sempre possibile? A mio avviso, no. Invece di vedere i nostri (pochi!) episodi di rabbia come un male da evitare, proviamo a trasformarli in opportunità: una palestra per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. La regolazione emotiva i nostri bambini la imparano da noi, mostrare loro il processo di uscita dalla rabbia e recupero della calma è un’opportunità di crescita, per noi e per loro. Una delle cose più difficili della genitorialità è la gestione delle nostre emozioni, le quali spesso di fronte alle crisi dei nostri figli diventano prorompenti, onde enormi che ci sovrastano. Per iniziare il percorso di gestione delle nostre emozioni dobbiamo chiederci da dove vengono, perché sono così intense e esplosive. Come mai non riesco a prendere le distanze dall’emozione del mio bambino? Come mai una tristezza, una rabbia non mia riesce ad entrare così profondamente in me e alterare il mio stato emotivo? Così come non siamo il comportamento dei nostri figli non siamo neanche le loro emozioni. Scegliere come reagire ad un episodio di crisi è uno degli strumenti più potenti del genitore, non posso (e non voglio) controllare il comportamento di mio figlio, ma posso scegliere la mia reazione. Essere cresciuti con le urla, aver subito abusi di potere nell’infanzia rende difficoltoso scegliere con consapevolezza di reagire in modo calmo. Fretta, poche ore di sonno, eccessivo carico mentale possono contribuire a creare un clima di tensione che rende difficile essere il genitore che vogliamo. Quando rispondiamo alla rabbia con la rabbia cosa possiamo fare? Una cosa fondamentale, uscire da quella rabbia, manifestando ai nostri figli come lo facciamo e poi fare un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario: chiedere loro SCUSA. Un chiedere scusa reale, che porta risintonizzazione presuppone da parte del genitore prima l’uscita da rabbia e modalità inferiori di elaborazione delle informazioni. Quando calma e consapevolezza guidano la mente allora può iniziare il percorso di riparazione. Per qualcuno forte è l’istinto di fuggire da quell’episodio, dimenticare e far finta di niente. Questo può far più danno dell’episodio di rabbia in sé, mandare un messaggio pericoloso sotto più aspetti. Il genitore mettendo in atto in far finta di niente fa percepire che le emozioni non devono essere processate, che si deve provare vergogna della propria emozione e soprattutto che anche lui vive in balia delle emozioni e non sa tornare indietro per ricucire. Abbassiamoci, mostriamo fragilità, dispiacere sincero per ciò che è successo, avviciniamoci a loro senza invadere il loro spazio, se ben accetto ristabiliamo il contatto fisico, verbalizziamo ‘possiamo parlare di ciò che è successo? Sono molto dispiaciuta e son qui per dirti che posso reagire meglio di così. Quando hai voglia mi piacerebbe darti un abbraccio.’ Ricuciamo i pezzettini che si sono rotti durante l’episodio di disequilibrio, ammettiamo l’errore e diamoci come obiettivo il miglioramento. Mentre scrivevo mi è venuto in mente l’albo illustrato ‘L’urlo di mamma’, facciamo come quella mamma pinguino, andiamo a cercare i pezzi che abbiamo rotto, indaghiamo cosa abbiamo sbagliato, alcuni pezzi possono andare davvero lontano e ritrovarli può non essere semplice, accarezziamoli e ricuciamoli. Ma andiamo a cercare anche i nostri pezzettini, quelli che si sono rotti durante l’infanzia, quelli di cui pensiamo di esserci dimenticati ma che forse reclamano attenzione e cura, quelli che mettiamo da parte da troppo tempo ma che chiedono a gran voce di essere trovati e curati.
Riconnessione e riparazione
Altri articoli dal Blog

Empatia o contagio emotivo?
18 Apr , 2025 -

Come si svolge una consulenza sul sonno infantile?
26 Mar , 2025 -